Le note musicali
Ciao!
Ti sei mai chiesto/a perchè chi ha la dislessia fa tanta fatica a leggere il pentagramma e distinguere le note?
Oggi voglio provare a spiegarti come vedo io il pentagramma, quali sono i passaggi che devo fare per riuscire a leggerlo per mostrarti quali sono le difficoltà e perchè sono/siamo più lenti.
Cercherò di essere più chiara possibile e là dove non riuscirò a esprimermi a parole cercherò di spiegartelo con le immagini.
Come sai, questo è un pentagramma.
La prima difficoltà che incontro nel momento in cui gurardo il pentagrammo, è la distinzione delle righe, essendo molto vicine faccio fatica a distinguerle.
Qui di seguito puoi vedere come le vedo io:
A primo impatto vedo il pentagramma chiaro, nitido, normale, ma subito dopo inzia a diventare sfuocato, poi le linee iniziano a muoversi, posizionarsi una sopra l’altra, continuando a spostarsi e non facendomi più capire nulla, solo con tanta concetrazione riesco a rimetterle tutte al loro posto e torno a vedere il pentagramma giusto, normale.
Tutto questo accade in pochi secondi.
Una soluzione per evitare questo mescuglio di righe potrebbe essere colarare una riga si e una no, ad esempio una rossa e una nera oppure tutte di colori diversi. Importante è però non usare colori molti simili tra loro (es. blu scuro – viola scuro) perchè sono facili da confondere e torneresti al punto iniziale.
Colorando le righe di colori diversi, alternati o completamente diversi, le obbligo a stare al loro posto, incollate li, evitando che si accavallano o si spostano.
Il prossimo passaggio è cercare tra le righe la prima nota da leggere.
Anche se, studiassi il posto di ogni nota, non riuscirei comunque a leggerla, perchè non riesco a trovare un punto di riferimento e di orientamento. Detto a parole povere, se guardo il pentagramma e la nota rappresentata non riesco a capire se è sulla prima, seconda, terza, ecc.. riga.
Conosco però la scala delle note (DO-RE-MI-FA-SOL-LA-SI-DO), in quest’ordine.
Sapendo che, il RE è la prima nota che poggia sulla riga, sarà il mio punto di riferimento.
Il DO non lo considero perchè è staccato dalle righe e mi sarebbe in questo momento inutile, non mi aiuta ad orientarmi.
punto così la punta della matita (o il dito) sul RE.
So che, ogni nota sale di scala ogni salto che fa, i salti sono alternati uno sul rigo uno tra le righe. Ovvero:
Continuo a spostare la matita (o il dito) ogni salto, per tenermi un punto di riferimento, solo con lo sguardo non riesco, perdo il punto di dove sono e devo ricominciare.
Una volta arrivata alla nota rappresentata, scrivo sotto con la matita il suo nome oppure la coloro del colore che è per me ad esempio il SOL corrisponde all’arancione.
Lo faccio perché, se devo suonare una canzone con il flauto posso capire velocemente che nota devo fare, altrimenti dovrei contare ogni volta (i passaggi che vi ho spiegato sopra vanno fatti per ogni nota, anche se ad esempio ho un SOL e la nota dopo è un LA, ricomincio sempre dal RE e vado in su).
Ecco perché ho bisogno del nome o del colore delle note, per evitare di stancarmi inutilmente facendo tutti i passaggi a ongi nota.
Qui sotto ti mostro cosa intendo per, i colori delle note.
Così facendo posso non scrivere il nome sotto ma semplicemente colorare la nota al colore corrispondente, è vero bisogna studiarlo, ma poi tutto riesce più facile e veloce (molti DSA, compresa la sottoscritta, lavorano per immagine fotografica e quindi i colori ci aiutano).
Qui sotto ti rilascio lo schema se lo vuoi stampare e provare ad utilizzare.