Dislessia e università :

Dislessia e università :

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Ebbene si, sulla carta sembra tutto così bello, quando si legge si pensa “wow!”, ma… È davvero così?

Ho raccolto un po’ delle vostre esperienze tra direct e commenti, intanto ringrazio tutti cloro che ci hanno dedicato qualche minuto, per me è stata fondamentale la vostra esperienza perché al di là del test d’ingresso (su cui ho già fatto una riflessione in merito) non ho ancora avuto la possibilità di sperimentare, l’inserimento, la frequenza in sede universitaria.

La maggior parte di voi mi ha raccontato, come un po’ temevo, la difficoltà nel portare alla realtà queste apparenti belle parole, c’è chi mi ha raccontato che ha avuto difficoltà a far accettare ai docenti la propria caratteristica, chi veniva penalizzato perché utilizzava mappe o schemi durante gli esami (anche se prima erano stati concordati), chi ancora si è trovato in totale difficoltà sul gestire tempi e esami, chi non è ha trovato difficoltà a inserirsi, chi a far rispettare il proprio pdp, chi ancora in tirocinio….

Quindi… Anche se l’università viene descritta come un isola felice, una cosa super bella, super aperta… Non è esattamente così, c’è anche lì disinformazione, chiusura, bisogno di rinnovarsi, di adattarsi alle esigenze degli studenti, non solo normolettori e non solo su carta.
Il pdp deve essere rispettato, come in ogni scuola, in ogni classe. Non deve essere una decisione dell’insegnante , se mi va… Si ok ma ti abbasso il voto perché avevi la mappa concettuale… Non ti spezzetto l’esame senò ci metto troppo…

Dobbiamo lavorarci! Può diventare una cosa bella, ma deve essere perfezionata, adattata, rivalutata.

Ebbene si, sulla carta sembra tutto così bello, quando si legge si pensa “wow!”, ma… È davvero così?

Ho raccolto un po’ delle vostre esperienze tra direct e commenti, intanto ringrazio tutti cloro che ci hanno dedicato qualche minuto, per me è stata fondamentale la vostra esperienza perché al di là del test d’ingresso (su cui ho già fatto una riflessione in merito) non ho ancora avuto la possibilità di sperimentare, l’inserimento, la frequenza in sede universitaria.

La maggior parte di voi mi ha raccontato, come un po’ temevo, la difficoltà nel portare alla realtà queste apparenti belle parole, c’è chi mi ha raccontato che ha avuto difficoltà a far accettare ai docenti la propria caratteristica, chi veniva penalizzato perché utilizzava mappe o schemi durante gli esami (anche se prima erano stati concordati), chi ancora si è trovato in totale difficoltà sul gestire tempi e esami, chi non è ha trovato difficoltà a inserirsi, chi a far rispettare il proprio pdp, chi ancora in tirocinio….

Quindi… Anche se l’università viene descritta come un isola felice, una cosa super bella, super aperta… Non è esattamente così, c’è anche lì disinformazione, chiusura, bisogno di rinnovarsi, di adattarsi alle esigenze degli studenti, non solo normolettori e non solo su carta.
Il pdp deve essere rispettato, come in ogni scuola, in ogni classe. Non deve essere una decisione dell’insegnante , se mi va… Si ok ma ti abbasso il voto perché avevi la mappa concettuale… Non ti spezzetto l’esame senò ci metto troppo…

Dobbiamo lavorarci! Può diventare una cosa bella, ma deve essere perfezionata, adattata, rivalutata.

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