Relazione genitori e figli DSA:
Oggi con suggerimento di @giovanni_caselllati voglio provare ad affrontare questo tema molto importante ma allo stesso tempo delicato.
Come in tutto, non sempre è così, questi sono i casi in generale, i più comuni, ma ovviamente ne esistono anche tanti altri.
Vediamo ora, alcune possibili situazioni, la differenza di un rapporto tra genitore e figlio prima e dopo la diagnosi.
Prima della diagnosi…
Il genitore si arrabbia, non capisce, sgrida, rimprovera il figlio. Il figlio se piccolo si chiude in sé stesso come una lumachina che torna nella sua casetta di corsa. Se adolescente risponde male, ci soffre, si sente un peso, un errore, ed anche esso si chiude in sé stesso, magari anche allontanandosi dallo studio o cercando altre cose che gli possono dare gratificzazioni.
Oppure, il genitore è attento e seppur non sa che le difficoltà del figlio siano dovute a un disturbo, si impegna a trasmetterli strategie per compensare. Il bambino/ragazzo si sente in qualche modo capito, non si scoraggia.
Dopo la diagnosi…
Il genitore incolpa il figlio, lo punisce, fa vivere il tutto come una cosa brutta, una colpa, un qualcosa di cui vergognarsene.
Il bambino si chiude in sé stesso, non vuole più bene al genitore, non sente l’affetto, non ci prova più, cerca empatia da qualcun’altro.
Il ragazzo, si isola, ci soffre, sta male, non lo dice, ma estingue il genitore.
Oppure, il genitore inizia a capire perché il figlio aveva difficoltà, inizia a capire perché si stanca in poco tempo, ci mette tento tempo, inizia a interessarsi, studia, sperimenta, diventa un alleato del bimbo/ragazzo, sostenendolo, aiutandolo, facendogli sentire che c’è, che non importa se ha questa caratteristica, perché rimane sempre lui. Il figlio, sia grande che piccolo, si sente amato, accetto e darà sempre il massimo, saprà che a ogni caduta ci saranno i suoi genitori al suo fianco pronti a rialzarlo, dargli energia.