Dislessia e confronto con gli altri compagni:
Prima di incominciare ringrazio @flora.fontana1 l’argomento scielto.
Premetto che non sarà semplice ridurre il tutto in un post, con poche righe a disposizione ma… Prometto di mettercela tutta!
Durante i diversi anni di scuola mi sono trovata a pensare di essere diversa, sbagliata, rispetto ai miei compagni. Quando dovevamo svolgere un attività in classe, spesso mi trovavo in difficoltà, la richiesta voleva una risposta immediata, cosa per me difficile perché devo avere il tempo di ragionare ed elaborare risposta, per la fretta rispondevo, sbagliando, ricevendo così le risate dei compagni e insegnanti pronti a imputarsi aumentando le richieste in brevissimo tempo.
Perché gli altri riescono con facilità? Perché io no? Perché io sbaglio e loro no?
Quando si facevano lavori di gruppo, la mia creatività e fantasia così come la capacità di fare collegamenti aveva la meglio ma… Ecco che non andava bene, tutti erano inquadrati sul libro, sulle frasi studiate a memoria, di esempi, collegamenti o fantasia non gli importava, sembrava fossi un aliena, un errore, ed ecco le frasi “vai nell’altro gruppo” “non ti voglio” “stammi lontana” “ma tanto non sei capace” o alla richiesta di scegliere i compagni del gruppo ero sempre l’ultima, lo scatto.
Nasce così in me il pensiero di “sono diversa”, “sono sbagliata”, il bisogno di dover chiedere scusa a ogni errore o situazione di inadeguatezza rispetto al compito, “scusate se sbaglio a leggere”, “scusate gli errori…” perché mi sento inferiore, sbagliata, diversa, aliena.
Tutto ciò fa si che anche nei giochi, nelle attività ricreative cresce la paura di non essere abbastanza, non essere accettata, il bisogno di chiedere “posso giocare anch’io?”, “posso stare qui?” ed ecco le risposte “no, vai via, non ti vogliamo”, “no, sei contagiosa, vai via”,ecc…
Quando riuscivo a farmi qualche amicizia poi arrivava sempre chi mi descriveva con le parole sopra citate ed ecco che anche i nuovi amici si allonfanavano, rimanendo sola, con l’incapacità di capire la mia diversità, il cosa non andava, il perché la causa di ciò dovesse essere semplicemente la mia difficoltà nella scrittura, nella lettura e nella matematica.
È stata davvero dura, e posso dire che in classe, anche ora che ho compensato bene le mie difficoltà, là dove c’è un momento dove si ripresentano e vedo che gli altri riescono senza problemi ci soffro, mi sento diversa, ma, ora so che è un essere diversa bello, il mio super potere e ci vado fiera.
Ora che sono grande, conosco il mio potere e lo porto con me con orgoglio, sto bene, ho imparato a dare priorità alla mia famiglia, agli amici e chi mi vuole bene, mi ama. Non ascoltando più chi pensa o vuole farmi sentire “l’aliena” o la “malata contagiosa” di un tempo.
Questa consapevolezza è iniziata solamente verso la fine della 5 superiore, durante la stesura della mia tesina, quando ormai ero già più grande, avevo avuto la possibilità di studiarmi, analizzarmi e ricevere risposte riguardo la mia caratteristica. Sicuramente mi ha aiutato anche l’aver ascoltato di più la mia famiglia, i miei amici e la mia tutor. E il credere di più in ciò che faccio.