L’evoluzione delle mie strategie:
Argomento proposto da: @grammentidipsicologia
Premetto che alle elementari non avevo vere e proprie strategie, che io ricorda, facevo affidamento ai suggerimenti dei miei genitori. Ricordo che fin da subito abbiamo usato colori e immagini. Ripetevo tanto da alta voce e dovevo sempre immaginare tutto sotto forma di gioco.
In quinta elementare ricordo che mi ero imposta di dover imparare a scrivere in corsivo (prima non riuscivo granchè), ricordo che avevo scelto il mio quaderno e chiedevo alla mamma di scrivere una frase e sotto ricopiavo le parole, chiedendo di evidenziare con i colori le parti dove dovevo stare più attenta, particolari attaccate o lettere che confondevano.
Per i calcoli, contavo con le dita, anche se le maestre non volevano, e quindi ho iniziato a imparare a muoverle sotto il banco e immaginarle nella mia testa.
Alle medie, non ero in grado di leggere veloce, ero molto molto lenta, avevo bisogno di unire le letterine che componevano le parole in sillabe e poi trasformare l’insieme di sillabe (non tradizionali) in parola, tutto nella mia testa e poi dirle ad alta voce, questo mi rallentava molto, così come, le lettere speculari mi portavano a confondermi e fare errori, spesso leggevo una parola al posto di un’altra.
Ho iniziato a inventarmi le bolle, riempivo i testi di bolle, nelle bolle c’erano lettere o sillabe per me “veloci” da leggere. Così che poi quando andavo a rileggere il testo ero molto più veloce.
Ha funzionato, negli anni sono diventata molto più veloce, riuscendo poi ad arrivare a leggere un libro di 300 pagine in 3 giorni! Con il tempo non ho più sentito il bisogno di dover disegnare le bolle nelle parole, le immagino soltanto.
Una volta esercitata l’abilità di lettura, in terza superiore, ho iniziato a chiedere alla professoressa di italiano di segnare gli errori ortografici nei temi, non in rosso, in un altro colore con l’evidenziatore. Quando mi veniva consegnato il tema, copiavo su un foglio le parole che aveva evidenziato, così come le avevo scritte, e una volta tornata a casa, guardavo cosa avevo scritto, cercavo poi la forma corretta su Google e la scrivevo accanto, evidenziando di un colore cosa avevo sbagliato. Di solito lo scrivevo su un foglietto, lo guardavo ogni tot tempo, guardavo la differenza tra le due parole e mi focalizzavo poi sulla parte colorata (la parte da correggere), così facendo poi, coprivo il foglietto e scrivevo la parola su un altro foglio, le confrontavo e se era scritta giusta mettevo il foglietto (quello di prima) dentro alla busta delle “nuove parole”, così facendo ho imparato a correggere i miei errori ortografici.
Un grande aiuto per me è stato anche chattare, perché quando sbagliavo mi evidenziavano l’errore, lo scrivevano in maiuscolo e li poi procedevo come facevo nei temi.
Per quanto riguarda invece lo studio, beh alle medie facevo davvero tanta fatica, mi facevo fare i riassunti dalla mamma e poi io li studiavo. Alle superiori ho iniziato a farli da sola, leggevo il testo, ad alta voce, ascoltavo la mia voce, dopo di che, rileggevo il tutto e cercavo le parti importanti, le riscrivevo poi al pc e poi a mano, per memorizzare. Dopo di che, evidenziavo le parti da dover ricordare “per forza”. Da qui, iniziavo a ripetere ad alta voce più e più volte, fino a che non mi entravano in testa e poi mi facevo interrogare dalla mamma o dal papà (dipendeva dalla materia).
In 4 superiore, ho iniziato, grazie al suggerimento della mia tutor a trasformare i riassunti lunghi tantissime pagine, in riassunti un po’ meno lunghi, da li poi sono diventati semplici liste. In 5 poi, le lunghe liste sono diventate schema-mappe e solo in fine ho iniziato ad utilizzare anche le mappe per l’elaborazione delle info.
Ho cercato di riassumere le parti più importanti, sicuramente ci sono tante altre strategie che ho elaborato e che utilizzo e miglioro ogni giorno.